L‘implementazione di strategie di hyperautomation sta crescendo in modo esponenziale e sta cambiando il modo di definire l’approccio ai processi. Vediamo come.
L’hyperautomation sta crescendo in modo esponenziale. Un approfondimento su come l’approccio ai processi sta cambiando radicalmente grazie all’integrazione di questa tipologia di strategie.
Per definire i contorni dell’hyperautomation possiamo prendere in prestito la definizione di Gartner, secondo cui l’hyperautomation è “un approccio business-driven finalizzato a identificare rapidamente, analizzare e automatizzare il maggior numero possibile di processi di business e IT.”
Dal punto di vista pratico, l’hyperautomation si basa sull’integrazione di strumenti e tecnologie quali, per esempio, l’intelligenza artificiale, il machine learning, la robotic process automation (RPA) e le intelligent business process management suites (iBPMS).
L’obiettivo finale dell’hyperautomation è migliorare l’efficienza dei processi aziendali e la qualità del lavoro finale.
Dal punto di vista dei numeri, l’hyperautomation è un mercato con incrementi vertiginosi, che entro il 2026 raggiungerà un valore globale di 1,04 trilioni di dollari. L’adozione di soluzioni di automazione digitale, inoltre, interesserà entro il 2025 il 70% delle aziende di tutti i settori.
Grazie all’integrazione di tecnologie eterogenee, l’hyperautomation migliora la capacità di comprendere i processi aziendali e permette di generare una mappatura completa di opportunità e criticità. In questo modo è possibile passare in modo efficiente dall’automazione delle attività all’automazione di interi processi, generando meno errori e fornendo strumenti per prendere decisioni migliori. Allo stesso tempo, il passaggio all’automazione digitale dirotta le risorse umane da compiti monotoni e ripetitivi verso attività a maggiore valore aggiunto.
L’hyperautomation, come abbiamo visto all’inizio, piace sempre di più. Piace perché offre vantaggi tangibili e non necessita di lunghi tempi di implementazione. Qualche esempio?
Sulla carta, la digitalizzazione e successiva automazione dei processi è la chiave vincente per innovare e crescere sul mercato. Fin qui, tutto perfetto. Come ogni trasformazione tecnologica, tuttavia, necessita di un percorso chiaro e definito per armonizzare i processi esistenti e integrarsi all’interno delle logiche aziendali. Per questo è importante definire una serie di step operativi.
Il primo riguarda la creazione di una strategia di automazione a lungo termine. Strategia che deve partire da un’analisi rigorosa degli obiettivi di business, di costi, tempi e rischi, nonché di una valutazione dell’impatto dell’automazione sull’organizzazione.
Il secondo step è la definizione di un toolkit digitale, al cui interno vengono individuati tutti gli strumenti necessari all’implementazione di un programma efficace di hyperautomation. Qualche esempio?
Il terzo step, infine, è rappresentato dall’integrazione tra robotic process automation e intelligenza artificiale, che conclude compiutamente il passaggio dall’automazione di attività all’automazione di processi complessi.